25 set 2014

CHI SONO I VIRTUOSI...RICICLO CREATIVO

RI-prodotti e Ri-acquistati 2014: premiati in Regione i 10 comuni virtuosi che si sono distinti per l’acquisto di prodotti realizzati con le plastiche miste delle raccolte differenziate toscane (e riciclate in Toscana)

FIRENZE -  Dieci comuni toscani e un gestore del servizio integrato di gestione dei rifiuti hanno ricevuto l’attestato di ente virtuoso, che Legambiente e Regione Toscana assegnano a chi ha dato un senso alle raccolte differenziate, ri-acquistando nel 2014 prodotti realizzati con il materiale riciclato delle raccolte differenziate toscane.
L’assessore regionale all’ambiente Anna Rita Bramerini e il presidente di Legambiente Toscana Fausto Ferruzza, hanno dunque premiato i comuni di: Calcinaia, Casciana T.-Lari, Castelfranco di Sotto, Crespina-Lorenzana, Firenze, Manciano, Palaia, Piombino, Reggello, Vicopisano. Lo stesso attestato è stato conferito all’azienda gestore dell’Ato Sud Sei Toscana.
"Premi come quello di oggi ci confermano che la strada intrapresa è giusta - ha dichiarato l'assessore regionale all'ambiente e energia Anna Rita Bramerini - Siamo soddisfatti del risultato che abbiamo ottenuto insieme a Revet e ci auguriamo che ciò funzioni da incentivo e da stimolo per tutti i Comuni toscani affinché investano un sempre maggiore impegno nella raccolta differenziata e al contempo nel riciclo effettivo dei materiali. Per questo la Regione è intervenuta con finanziamenti consistenti sia per promuovere le attività sia per supportare la gestione di impianti di trattamento destinati a questo fine. Solo nel 2013 in Toscana sono state selezionate e trattate 150.000 tonnellate di multimateriale, cioè vetro, plastiche, acciaio, alluminio, poliaccoppiati come Tetra pak. Numeri significativi ma che ci auguriamo crescano ancora. La scommessa è tripla: ridurre la produzione di rifiuti, aumentare la raccolta differenziata e incentivare le filiere del riciclo, il che apre nuove opportunità di lavoro, un aspetto che ci sta molto a cuore nell'attuale situazione di crescente disoccupazione".
Dal 2011 infatti una parte dei proventi dell’ecotassa viene destinata dalla Regione Toscana a incentivare gli acquisti verdi ovvero i prodotti realizzati in materiale riciclato, in particolare con le plastiche eterogenee (vaschette, retine, shopper, piatti e bicchieri usa e getta…) delle raccolte differenziate regionali, altrimenti e altrove destinate al recupero energetico.
"E’ con piacere che anche quest’anno premiamo i comuni toscani più virtuosi in fatto di Acquisti Verdi e in riciclo della materia – dichiara Fausto Ferruzza, Presidente di Legambiente Toscana – Siamo profondamente convinti, infatti, che solo divulgando le immagini degli elementi di arredo dei nostri spazi pubblici, realizzati con la materia ricavata dal riciclo delle plastiche eterogenee della nostra differenziata, riusciamo a dare un senso e una coerenza a tutta una filiera, che ha e dovrebbe avere sempre di più una dimensione industriale. In questo senso, è stato davvero molto importante il ruolo catalizzatore della Regione Toscana, che ha fortemente e meritoriamente creduto negli incentivi sul GPP".
L’obiettivo del premio è quello di evidenziare che la raccolta differenziata e il riciclo non sono sinonimi: la raccolta differenziata infatti viene valorizzata se poi il materiale viene effettivamente riciclato e se questo materiale riciclato poi si trasforma in prodotti che qualcuno compra. Come nel caso degli arredi urbani acquistati dai comuni di Calcinaia, Firenze, Manciano, Piombino, Reggello, Vicopisano e dal gestore Sei Toscana. E come nel caso delle compostiere acquistate e distribuite ai propri cittadini dai comuni di Casciana Terme-Lari, Castelfranco di Sotto, Crespina-Lorenzana, Palaia.
"Il nuovo piano industriale di Revet è orientato al massimo riciclaggio diei materiali raccolti– ha detto il presidente di Revet Valerio Caramassi- e se per i metalli, i poliaccoppiati e il vetro il riciclo è sempre stato garantito, così come per le frazioni nobili delle plastiche (il PET delle bottiglie di acqua, l'HDPE dei flaconi dei prodotti igienizzanti), sono invece determinanti gli sforzi di ricerca e industriali fatti recentemente da Revet per arrivare ai Ri-prodotti in Toscana, che sono i nuovi manufatti o parti di prodotti realizzati dai partner Revet partendo dalle plastiche eterogenee, la frazione più difficile da riciclare, che infatti altrove continua ad essere destinata a recupero energetico o a smaltimento. Ringraziamo la Regione perché unica in Italia ha predisposto un sistema di incentivazione – ha concluso Caramassi – per far decollare la filiera del riciclo anche nei settori critici: con il riciclo è necessario operare in modo simile a come si è operato per le rinnovabili".
L’amministratore delegato di Quadrifoglio Livio Giannotti ha ricordato che le cinque aziende dell’ATO Toscana Centro (AER, ASM, CIS, Publiambiente e Quadrifoglio) nei primi 8 mesi dell’anno hanno inviato agli impianti di selezione e riciclo di Revet 16.966 tonnellate di imballaggi in plastica, con capofila Quadrifoglio che ha avviato agli impianti di Pontedera oltre 7800 tonnellate di imballaggi costituiti da polimeri riciclabili. WIl premio di oggi – ha detto Giannotti - che ha visto tra i protagonisti una città complessa come Firenze, deve stimolare tutte le amministrazioni del nostro ATO a fare di più nella pratica degli “acquisti verdi”, in questo caso con manufatti provenienti dai processi di selezione e riciclo delle plastiche eterogenee. Come gestori il nostro impegno è facilitare ai cittadini le operazioni di conferimento dei loro rifiuti differenziati e farlo ad un costo di servizio - e quindi di tariffa finale - che sia sostenibile, omogeneo, confrontabile".

21 mag 2014

LA FATTORIA DEI CLOCHARD: GIOVANE EX MANAGER CREA IN TOSCANA



DA MANAGER A CLOCHARD ...FINO ALLA 

"FATTORIA DEI CLOCHARD"

Dobbiamo comunicare, purtroppo, che quando un progetto sano, valido, di grande spessore che dimostra come l'animo e la mente umana  siano in grado di raggiungere alte vette, il "sistema" entra in azione per distruggere e affossare qualunque spinta verticale. E' ciò che è successo alla Fattoria, che è stata fatta chiudere attraverso i soliti giochi di potere. Nonostante ciò vi invitiamo a leggere il ns. articolo di seguito, primo perché il progetto proseguirà altrove e vale la pena di scoprire la grandiosità di queste persone, secondo perché nessuno deve arrendersi di fronte ai monotoni e obsoleti ostacoli del "sistema". 
DI SEGUITO IL NS. ARTICOLO
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Si chiama Walter Molteni ed è nato a Marsiglia, ma è cresciuto in Italia. Nel suo curriculum: una laurea in sociologia, un dottorato negli USA e un posto da manager in una catena di supermercati a Milano.  Nel 2004 la catena fallisce  e Wainer resta senza lavoro. Dopo un anno senza trovare un nuovo impiego, da manager di successo Wainer diventa un senzatetto.
Ma non si è mai dato per vinto e, dopo 8 anni da clochard, nel 2012 ha inaugurato a Serravalle Pistoiese (in Toscana) “La Fattoria dei Clochard”, un agriturismo e un progetto sociale volti al reinserimento dei senza fissa dimora nella società. Oggi la Fattoria si autofinanzia ed ha già reinserito ben 13 persone.
ECCO COSA RACCONTA
DOMANDA. Da manager a clochard: com'è stato possibile?
RISPOSTA. Non ho una famiglia: mia madre è morta nel 1994 e mio padre l’ha seguita un anno dopo. L'orgoglio e la volontà di farcela da solo mi hanno impedito di chiedere aiuto ad amici e conoscenti. E così sono finito per strada.



D. Davvero non è riuscito a trovare un altro lavoro?
R. Era il 2004 e le aziende cominciavano già a non assumere. Io ho cercato qualunque tipo di impiego. Nella maggior parte dei casi mi dicevano che ero troppo qualificato. Ho anche falsificato il curriculum, togliendomi competenze, presentandomi come diplomato o solo in possesso di licenza media. Ma non ho trovato nulla, nemmeno come lavapiatti.
D. Quella della strada è stata una scelta obbligata, quindi?
R. Certo. Non sono di quelli che vogliono far passare il concetto romantico di clochard. Si soffre il freddo e la fame, non ci si può lavare e si diventa un emarginato della società. Io lo sono stato per otto anni.
D. In quel periodo ha continuato a cercare lavoro?
R. No, quando sei un senza fissa dimora non puoi. È la società stessa che ti emargina. Se non hai un domicilio non puoi rinnovare i documenti e dopo un po’ che ti trovi in una città ti danno anche il foglio di via. A Milano ne ho collezionati cinque, a Genova due, diversi in altre città, anche all’estero. Sei inesistente, non hai neanche il servizio sanitario. Se ti operano ti cacciano fuori dall’ospedale con i punti freschi.



D. Quindi, come ha vissuto?
R. All’inizio passavo le notti nel dormitorio di via Maggianico, a Milano, e mangiavo nelle mense per bisognosi. Quando hanno deciso di chiuderlo, con altri senza tetto l’abbiamo occupato e abbiamo ideato il sindacato Clochard alla riscossa. In seguito, abbiamo fatto la stessa cosa con altri 26.
D. E poi che cosa è successo?
R. Ho deciso di dormire per protesta davanti alla casa dell’ex sindaco di Milano, Letizia Moratti. Precisamente, sul suo zerbino. È da quel momento che i miei compagni clochard mi hanno battezzato «il sindaco dei barboni».
D. Che cosa volevi ottenere?
R. Avrei voluto realizzare un progetto di reinserimento dei barboni nella società, quello che oggi è Serravalle Pistoiese.
D. E il sindaco l'ha aiutata?
R. All’inizio era diffidente: doveva letteralmente scavalcarmi quando rientrava in casa. non mi parlava, si spaventava. Poi sono riuscito ad avvicinarla ed è cominciato il dialogo.
D. E poi?
R. Alla fine, il sindaco ha fornito a me e al mio socio un appartamentino in comodato d’uso: abbiamo iniziato con le operazioni di primo aiuto, come la raccolta dei vestiti usati e la consegna di pacchi alimentari. Poi abbiamo collaborato ai piani antifreddo del Comune. Infine, grazie a finanziatori privati, siamo riusciti a prendere in affitto un casale a Serravalle Pistoiese, in Toscana, dove abbiamo iniziato a coltivare un uliveto e ad allevare animali. E, infine, abbiamo aperto un agriturismo per reinserire i barboni nella società e nel lavoro.



D. Continuate a vivere grazie a finanziamenti privati?
R. No, in cinque mesi eravamo in pari e in sei già in attivo. Ci autofinanziamo e abbiamo già reinserito 13 persone, che lavorano con noi.
Abbiamo più di 2500 clochard in lista d’attesa, che vogliono venire qui per imparare un mestiere. Tra un anno saranno una risorsa e con l’accantonamento di quanto guadagnato, 650 euro al mese più vitto e alloggio, potranno riprogettare la propria vita.
D. Quali sono i progetti futuri?
R. Stiamo per aprire altre strutture simili. Una in provincia di Cesena e l’altra sopra Pontremoli, dove ci hanno lasciato in eredità due colli e un intero borgo diroccato. Per ora abbiamo sistemato solo una casa ma il nostro obiettivo è farlo rivivere tutto per aiutare intere famiglie, invece di farle smembrare dai servizi sociali.
D. Che rapporto ha con i clochard ora?



R. Sono un punto di riferimento per loro ed è fantastico. Tra i senza tetto ho trovato una famiglia. Chi vive in strada e non ha perso il cervello è una forza della natura. Io sono uno di loro e lo sarò per sempre.
D. Com’è stato ricominciare a vivere sotto un tetto e ad avere un lavoro?
R. Bello, meraviglioso. Se si guarda avanti, nonostante sia dura, si può sopravvivere. E io ho sempre saputo che ne sarei uscito.


 (tratto da: 
http://www.lettera43.it/fatti/molteni-riscatto-da-clochard_4367580078.htm;
http://clochardallariscossa.wordpress.com/progetti-2/)